Abdua caeruleus
Vedute e paesaggi dell’Adda dal XVIII al XIX secolo da collezioni private lombarde
A cura di Mario Marubbi
Tra i fiumi lombardi l’Adda è il più frequentato dai poeti e dai pittori: Petrarca lo ricordava per il suo colore azzurro (Abdua caeruleus) e Manzoni ne evocava la voce al passaggio di Renzo in terra di San Marco. Leonardo ne ha fatto lo sfondo della Vergine delle Rocce per quella singolarità di scogli e monoliti che affiorano puntuti dalle acque vorticose fra Paderno e Trezzo.
Vanvitelli prima e Bellotto poi ne hanno codificato la più famosa veduta settecentesca che abbraccia entrambe le sponde tra Vaprio e Canonica.
A partire dai primi decenni dell’Ottocento Marco Gozzi ne ha fissato in diverse occasioni i luoghi più famosi: Lecco, Brivio, Trezzo, Cassano, consacrandoli tra le località amene della Lombardia: degne di trovare
rappresentanza nei saloni braidensi a Milano, come tra le più belle vedute dell’Impero asburgico al Belvedere di Vienna. La mostra raccoglie una trentina di opere che illustrano vari aspetti e luoghi del lungo corso del fiume: dallo stabilirsi della veduta tipica abduana con una tela ancora settecentesca di Pietro Brancaleoni, alla serie famosa di Marco Gozzi; dalle vedute valtellinesi di Carlo Bossoli, a quelle più romantiche e lecchesi di Costantino Rosa, Guido Ricci e Silvio Poma. Non mancano risvolti tutt’altro che secondari quali l’interesse documentaristico per la storia della viabilità: dalle testimonianze iconografiche dei traghetti all’avvento dell’ingegneria in ferro per la costruzione dei grandi ponti. Il secondo Ottocento è rappresentato da tendenze più intimistiche nel rapporto col fiume che si fa più personale nei quadri di Bezzi, di Girolamo Induno e di Pompilio Seveso, raggiungendo con quest’ultimo esiti divisionisti ormai alle soglie della contemporaneità.